Questa domenica dell’Immacolata, 8* giorno di Avvento, la dedico a “Il fiore perduto dello sciamano di k”, che ho appena finito di leggere. Un libro che, a dire il vero, avevo un certo timore di affrontare.
Perché quando i precedenti sono “Il rinomato catalogo Walker & Dawn” e “La sfolgorante luce di due stelle rosse”, le aspettative sono altissime e la delusione in agguato.
Perché quando sai che la protagonista del libro è una ragazzina con una terribile malattia dall’esito infausto, già ti chiedi se l’autore sia riuscito a schivare la trappola del patetismo, della banalità, del finale strappalacrime. Ma poiché l’autore è @davidemorosinotto sono bastate poche pagine per fugare i dubbi e mandar via questi timori.
Anche questa volta, come nei due precedenti romanzi di quella che è stata definita “la trilogia dei fiumi”, la storia scorre impetuosa come il Rio delle Amazzoni lungo cui si snoda. Personaggi che ti entrano nell’anima e da cui ti dispiace separarti, nodi che si sciolgono, piani che si intrecciano, incastri perfetti; descrizioni precise, estremamente realistiche, di ogni aspetto, degli ambienti, delle situazioni, della malattia (si anche la malattia!), nel suo impietoso progredire, con la vista che si annebbia, le difficoltà che aumentano, le crisi epilettiche, tutto viene raccontato con una capacità di immedesimazione davvero mirabile, utilizzando anche alcuni espedienti grafici mai fini a se stessi, ma essenziali per entrare nello stato d’animo della protagonista e vivere il suo disagio, le sue paure, come se fossero nostre. E sebbene nella narrazione ci sia grande spazio per l’elemento magico, che si interseca fortemente con il piano realistico, in questa storia non ci sono miracoli.
O forse si, un piccolo miracolo c’è, ed è quello di aver reso lieve e pieno di speranza, di vita anche, un finale tutt’altro che lieto, rendendoci capaci di andare oltre il dolore e la morte, la separazione e la perdita.
Un libro per tutti, dai 12 anni in su, che io consiglio come bellissimo regalo da mettere sotto l’albero. Grazie Davide.
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